In base a delle indicazioni fornite dal Ministero dell’Economia, alcuni comuni italiani hanno calcolato in modo errato la tassa sui rifiuti chiamata anche Tari. Purtroppo, questo errato calcolo dell’imposta a fatto lievitare i costi della tassa ai danni de contribuenti.
In questo post, vi spieghiamo brevemente come è composta la tassa sui rifuiti e cosa fare per ottenere un rimborso.
La tassa sui rifiuti è composta di due parti:
- quota fissa: calcolata in base alla superficie dell’unità immobiliare in mq. Le aree accessorie (garage, cantine, box, aree scoperte) non vengono considerate per i mq effettivi ma con delle riduzioni (ad esempio: il Comune di Roma prevede che 100 mq di aree accessorie vengano considerati come 80 mq ai fini del calcolo della superficie). La quota fissa è dovuta anche se l’immobile non è occupato.
- quota variabile: varia in funzione degli occupanti dell’immobile.
Ogni comune stabilisce le proprie tariffe per quota fissa e quota variabile nonché le esenzioni per reddito e per condizioni particolari degli occupanti.
L’errore nel calcolo della Tari eseguito dai comuni è dipeso dal fatto che la maggiorazione per il numero degli occupanti è stata applicata a tutte le aree accessorie, singolarmente considerate.
Ad esempio: per una casa composta da appartamento principale, garage e cantina il calcolo corretto prevedeva di calcolare la quota base (composta da immobile principale e accessori) e sull’importo così ottenuto applicare la maggiorazione per il numero degli occupanti. Al contrario, i comuni hanno applicato la maggiorazione per il numero degli occupanti a tutte le pertinenze e poi hanno sommato i singoli risultati: in altre parole la maggiorazione per il numero degli occupanti non è stata applicata una sola volta ma tante volte quante sono le pertinenze di cui è composto l’immobile.
Per eseguire il calcolo corretto è necessario avere i dati catastali (si trovano nell’atto di acquisto) e uno stato di famiglia.
Il rimborso può essere chiesto con un’istanza al Comune, che può ricalcolare l’importo dovuto e “scontarlo” da quello dovuto per gli anni successivi.
In caso di silenzio del Comune protratto per oltre novanta giorni è possibile presentare ricorso.