Divorzio e diritto tributario: quando sono necessarie indagini patrimoniali?

Uno dei problemi più sentiti dalle parti in causa quando si dibatte un divorzio è senza dubbio l’ammontare dell’assegno di mantenimento. Pietra dello scandalo anche in molti matrimoni vip, l’assegno di mantenimento è, infatti, al centro di dibattiti, fra chi si schiera perché il suo valore sia tale da consentire al coniuge di mantenere un livello economico simile al precedente e chi, invece, ne reclama l’utilità solo per raggiungere l’autosufficienza economica.

Proprio l’assegno di mantenimento è al centro dell’art. 5, comma 6, della Legge 898/1970, che recita:

<<Con la sentenza che pronuncia lo scioglimento o la cessazione degli effetti civili del matrimonio, il tribunale, tenuto conto delle condizioni dei coniugi, delle ragioni della decisione, del contributo personale ed economico dato da ciascuno alla conduzione familiare ed alla formazione del patrimonio di ciascuno o di quello comune, del reddito di entrambi, e valutati tutti i suddetti elementi anche in rapporto alla durata del matrimonio, dispone l’obbligo per un coniuge di somministrare periodicamente a favore dell’altro un assegno quando quest’ultimo non ha mezzi adeguati o comunque non può procurarseli per ragioni oggettive>>.

La medesima legge sul divorzio poco oltre, al comma 9, dispone che i coniugi presentino all’udienza di comparizione davanti al presidente del Tribunale dichiarazione dei redditi e documentazione relativa alla situazione patrimoniale. Qualora emergano contestazioni il Tribunale dispone indagini avvalendosi della Polizia Tributaria.

Non mancano casi di cronaca in cui l’ammontare troppo elevato dell’assegno di mantenimento nei confronti di ex coniuge e figli sia stato motivo di rovina per l’altro coniuge, spesso il padre. Se un coniuge dichiara un reddito annuale incompatibile con lo stile di vita mostrato, il coniuge o il giudice stesso potrebbero richiedere formalmente un’indagine della polizia tributaria per accertare una maggiore disponibilità patrimoniale, anche al fine di quantificare, o ratificare, l’ammontare dell’assegno divorzile o mensile di mantenimento.

Con una sentenza del febbraio 2017 la Suprema Corte di Cassazione ha ulteriormente chiarito che se durante un procedimento di divorzio la reale entità del patrimonio complessivo di un coniuge non emerga in modo chiaro e obbiettivo, nel momento in cui vengano portati alla luce elementi secondo cui esso sia superiore a quanto formalmente dichiarato, il giudice può avanzare la richiesta di un accertamento patrimoniale.

E c’è di più: qualora un coniuge faccia esplicita richiesta di un’indagine della polizia tributaria per accertare il corretto ammontare del patrimonio dell’altro coniuge, il giudice potrà a sua discrezione rigettare la domanda, salvo però motivare in maniera adeguata le motivazioni per cui ritiene l’indagine superflua.

Se state per affrontare una causa di divorzio e volete chiarirvi le idee sul diritto tributario in merito alle cause di divorzio, contattateci. Saremo lieti di rispondere a tutte le vostre domande. La valutazione della posizione e delle opzioni da intraprendere è sempre gratuita e senza impegno.