Manca poco a San Valentino! Le coppie italiane si stanno già preparando a festeggiare: candele, rose rosse, cioccolatini, ISEE, moduli per il divorzio …
Eh sì, perché il 2019 potrebbe essere l’anno dei divorzi brevi.
La ragione? Non la fine dell’amore ma accaparrarsi il sospirato reddito di cittadinanza: per potervi accedere, infatti, è necessario che la situazione economica del nucleo famigliare rientri in determinati parametri e il cumulo di redditi (come accade, per l’appunto, tra marito e moglie) può portare a superarli.
E qui si pongono le basi per una nuova lotta epica: Cupido contro l’Agenzia delle Entrate.
Cerchiamo di vederci chiaro.
Dopo le mille vicissitudini legate alla Legge di Bilancio approvata in zona Cesarini alla fine del 2018, sono arrivati in Parlamento i decreti attuativi che hanno dato il vero avvio alle riforme. Prima fra tutte la madre delle riforme promesse dal nuovo Governo: il reddito di cittadinanza.
Una misura che nelle intenzioni dei promotori servirà a contrastare la povertà e favorire l’inclusione sociale per quelle fasce di popolazione in difficoltà per la mancanza di lavoro, in un periodo circoscritto della loro vita. Ma come spesso accade, “fatta la legge trovato l’inganno”. Sembra, infatti, che negli ultimi mesi sia partita una corsa ai cambi di residenza e ai divorzi lampo, azioni utili a rientrare nei parametri di accesso.
Perché alla base del Reddito di Cittadinanza c’è l’ISEE, ovvero l’indicatore della situazione economica equivalente, che non deve superare quota 9.360 euro, quindi, in teoria, ad una famiglia composta da marito, moglie e un figlio, magari con un ISEE troppo alto per richiedere il reddito di cittadinanza, basterebbe dividere il patrimonio per rientrare nei requisiti. E per riuscirci, cosa è meglio di un divorzio, seppure finto?
Pensate che stiamo esagerando?
Purtroppo no, almeno secondo alcune recenti cronache; per esempio, a Savona sul finire del 2018 sono stati presentati quasi 2000 cambi di residenza, che in seguito ad accertamenti dei Vigili Urbani, sembrano nascondere falsi trasferimenti.
Attenzione, però: Cupido non è il solo ad avere frecce nel suo arco. Anche la Legge ha le sue, e molto appuntite: il decreto che regola i parametri per richiedere il reddito di cittadinanza, è molto chiaro anche in merito ai furbetti. Chi dichiara il falso rischia la reclusione fino a 6 anni.
Bisogna ricordare, inoltre, che anche gli stessi Tribunali possono richiedere accertamenti tributari approfonditi quando i coniugi non presentano dichiarazioni complete relative al patrimonio soprattutto nel caso di cause con richieste di risarcimento danni per presunti tradimenti.
Ascoltate un consiglio di chi da trent’anni offre assistenza legale tributaria: il prossimo San Valentino, festeggiatelo insieme. L’Amore è cieco, ma lo Stato ci vede benissimo, anche se ogni tanto finge di guardare da un’altra parte.