Covid-19 vs Burocrazia: le due malattie che piegano l’Italia

“Sono del governo e sono qui per aiutarvi!”

A detta di Ronald Reagan, queste sono le parole più pericolose mai pronunciate in lingua inglese.

Se le traduciamo in lingua italiana, il pericolo permane. Ma moltiplicato per un milione.

A darne prova (ma ce n’era bisogno?) il Decreto Legge 18/2020, ribattezzato prontamente (e con scarso senso del ridicolo) “Cura Italia”, e successive modifiche, in cui lo sforzo di gestire l’emergenza passa attraverso espressioni giuridiche che già nella forma appaiono deliranti e che si infrangono prepotentemente contro la barriera della difficile realtà che affronta il Paese.

L’esempio perfetto è sotto i nostri occhi:

– il Decreto stanzia un aiuto per i lavoratori autonomi, stimato in un bonus di 600 euro;

– il bonus, inizialmente, è una tantum: partono le giuste proteste. Viene quindi declinato su base mensile fino alla fine dell’emergenza e ad aprile potrebbe venire innalzato a 800 euro.

– Come richiederlo? Facile: sul sito dell’INPS. Ci sarà un click day. Anzi no: niente click day. Si parte il 1° aprile e tutte le domande verranno vagliate.

– Il 1° Aprile, fidandosi poco delle rassicurazioni istituzionali, si collega mezzo mondo: fino a 300 richieste al secondo. Il server dell’INPS, evidentemente inadeguato, inizia ad accusare i colpi. A questo si aggiungono (pare…) “violenti attacchi hacker”.

– Il sito, quando è raggiungibile, è insicuro: vengono esposti i dati di innumerevoli utenti, forse anche i vostri. Una violazione dei dati personali mai vista prima che fa strazio del GDPR.

E adesso? E adesso… faremo “in qualche modo”.

E la procedura di Data Breach, richiesta a qualunque azienda privata? L’obbligo di avvisare direttamente tutti gli interessati i cui dati siano stati esposti? Perlomeno, scuse ufficiali, spiegazioni degne di una mente logica? Zero.

Non illudiamoci che quello dell’INPS sia un brutto incidente. Finisce sempre così. Si parte con i paroloni, si invocano i più alti livelli del diritto sotto forma di rune giuridiche e si termina a raccogliere sassi per strada.

Un altro esempio? Come sapete, il Decreto prevede la possibilità di richiedere la sospensione di finanziamenti e mutui. Vale solo per le imprese, non per i privati, che però possono ricorrere a un fondo di Solidarietà per i mutui e l’acquisto della Prima Casa (ribattezzato Fondo Salva Casa) messo a disposizione dal MEF e ottenere così la sospensione delle rate del mutuo.

Forse.

Perché prima devono laurearsi in Lingue Antiche e specializzarsi in Burocratese avanzato. Leggete il documento (lo trovate qui) e poi provate a tradurre

“Domanda di accesso al Fondo di solidarietà per i mutui per l’acquisto della prima casa ai sensi dell’art. 2, commi 475 e seguenti della legge 24 dicembre 2007 n. 244 e successive modificazioni e integrazioni, del DM 21 giugno 2010, n. 132 come integrato dal DM 22 febbraio 2013, n.37 (di seguito: “Regolamento”), del DL n. 9 del 2 marzo 2020, del DL n. 18 del 17 marzo 2020 e del DM 25 marzo 2020

Dichiarazione sostitutiva di certificazione e di atto di notorietà”.

Dopo questa tiritera avete bisogno di una boccata d’aria? Non potete. Anzi, sì, ma entro 200 metri dalla vostra abitazione. Da soli. Bè, con il cane. Bambini? No, i bambini no. Anzi, sì. O meglio, sì ma senza esagerare.

Le situazioni di emergenza si gestiscono con coesione, chiarezza e organizzazione. Noi continuiamo a essere malati di burocrazia e ad affidare ai codicilli non solo l’economia, ma anche la salute dei cittadini e la stessa tenuta sociale del paese.

Restiamo vigili: abbiamo preparato un piccolo elenco di zone “grigie” del Decreto 18/2020 a cui fare particolare attenzione, verrà pubblicato lunedì e lo terremo costantemente aggiornato.

Non rinunciamo a far sentire la nostra voce. Possiamo scrivere mille volte #andratuttobene ma la verità è che le cose funzionano solo se siamo noi a farle funzionare.