Rivoluzione digitale: sfide e opportunità per gli avvocati di oggi

Come possono le professioni della giustizia, avvocati, giudici, magistrati, rinnovarsi per stare al passo con la rivoluzione digitale? Non certo avendone paura. Perché se c’è una cosa certa è che la digitalizzazione non metterà una pietra tombale sul ruolo della Giustizia.

Semmai renderà necessario un loro intervento di valore e qualità, per accompagnare la società civile lungo la difficile ma a nostro parere necessaria transizione digitale e con la necessità di un costante approfondimento sulle sue implicazioni legali.

Qualche settimana fa, durante l’annuale Tom Sargant Memorial, Sir Geoffrey Vos, Master of the Rolls, una sorta di giudice civile senior che presiede la Corte d’Appello in Inghilterra, ha tenuto una conferenza. L’argomento? Proprio il ruolo dell’avvocatura in relazione ai tribunali on line e potremmo dire alla rivoluzione digitale che ha investito anche la giustizia, soprattutto durante la pandemia.

Una disamina che ci sentiamo di fare nostra, adattando alcune sue riflessioni alla situazione italiana. In primo luogo, un’affermazione forte, che ci sentiamo di condividere pienamente. In relazione alla digitalizzazione della giustizia, Sir Vos ha dichiarato che “gli avvocati non diventeranno affatto superflui, ma anzi continueranno a essere coinvolti ovunque possano aggiungere valore”.

Perché è proprio su questo punto che ci sentiamo di fare una prima riflessione che vale bene anche per l’Italia. Il ruolo dell’avvocato non è puramente tecnico. La competenza di un avvocato si esprime nella capacità di interpretare l’intenzione di un assistito, riuscendo a convogliare informazioni, prove e procedure a suo favore.

È innegabile che anche in Italia da un lato molti avvocati e giudici abbiano beneficiato della digitalizzazione durante la pandemia. Dall’altra molti si sono invece da subito dichiarati contrari.

La possibilità di raccogliere testimonianze e fare interrogatori da remoto ha consentito, pur nelle difficoltà, di non fermare completamente il corso della Giustizia. Ma questo può bastare?

Occorre davvero mettere mano all’intero impianto normativo per creare una vera transizione digitale in ambito legale. Una digitalizzazione che potrebbe vedere nel processo on line il suo punto di partenza e non certo di arrivo.

Si tratta di adeguare un settore, quello della Giustizia, a standard già perfettamente operativi in molti altri settori.

Tribunali on line con autenticazioni a vari livelli?

Per un cittadino è oggi pratica comune interagire on line con la pubblica amministrazione, attraverso autenticazioni a vari livelli, per esempio con lo Spid o la CIE. Perché non prevedere un accesso anche al mondo dei tribunali con le medesime modalità?

Ancora oggi purtroppo al sentir parlare di giustizia digitale qualcuno evoca immagini degne di Matrix in cui robot umanoidi hanno soppiantato i giudici.

Nella realtà dei fatti la digitalizzazione della Giustizia mira ad una sua modernizzazione, per far fronte all’esigenza di una giustizia rapida, trasparente e al passo con i tempi.

Non si tratta quindi di avere paura di macchine che possano rubare il lavoro dell’uomo, quanto semmai di utilizzare tali macchine a nostro vantaggio.

Per esempio, automatizzando la stesura di atti introduttivi ridurrebbe notevolmente i tempi di scrittura di alcuni documenti o la presentazione di domande (come accade in Inghilterra con la domanda per il divorzio).

Questo non annienta la professione, e potrebbe anzi semplificarne la parte burocratica lasciando più tempo per concentrarsi su altri aspetti come la disamina del diritto, che ancora oggi non può essere delegata all’automazione.