Habemus Legge di Bilancio. Per il governo Meloni, questa è la prova del fuoco. Naturalmente non sono mancate le polemiche: la nuova Legge ha molti aspetti su cui varrebbe la pena soffermarsi. Cominciamo con una rassegna generale sui 4 punti salienti da tenere d’occhio sul fronte tributario.
1 – Tregua Fiscale (inclusa Rottamazione delle cartelle)
È l’espressione-ombrello con cui sono state riunite una serie di iniziative, che, almeno nelle intenzioni, mettono in pratica le dichiarazioni della presidente Meloni durante il suo discorso d’insediamento: Meloni allora aveva distinto la “lotta all’evasione”, da perseguire, e la “caccia al gettito”, da evitare. Una descrizione efficace dell’atteggiamento che molti contribuenti, a torto o a ragione, attribuiscono ad Agenzia delle Entrate. In particolare, prevede:
- stralcio dei ruoli di importo inferiore a 1.000 euro. annullamento automatico, alla data del 31 marzo 2023, dei ruoli di amministrazioni statali, agenzie fiscali ed enti pubblici previdenziali del periodo compreso tra l’1° gennaio 2000 e il 31 dicembre 2015 di importo residuo fino a 1.000 euro, determinato in relazione al singolo carico, comprensivo di capitale, interessi per ritardata iscrizione a ruolo e sanzioni. Per i carichi affidati da enti diversi, l’annullamento automatico opera limitatamente agli interessi per ritardata iscrizione a ruolo, di sanzioni e di interessi di mora. Per le altre sanzioni amministrative, incluse quelle per violazioni del codice della strada, l’annullamento opera solo per gli interessi comunque denominati. A volte le cartelle esattoriali hanno importi talmente contenuti che il procedimento di riscossione costa di più. Quindi, tabula rasa e si riparte con maggiore strategia. Almeno, nelle intenzioni. Ci riusciranno?
- nuova rottamazione: le cartelle emesse dal 1° gennaio 2000 al 30 giugno 2022 potranno essere adempiute mediante il pagamento, in unica soluzione entro il 31 luglio 2023 o in un massimo di 18 rate, del solo capitale, senza versare gli interessi iscritti e le sanzioni inclusi negli stessi carichi, gli interessi di mora, le cosiddette “sanzioni civili”, accessorie ai crediti di natura previdenziale, e le somme maturate a titolo di aggio. La definizione agevolata è estesa alle sanzioni diverse da quelle irrogate per violazioni tributarie o per violazione degli obblighi relativi ai contributi e ai premi dovuti agli enti previdenziali, ivi comprese le sanzioni per violazioni del codice della strada, ma limitatamente agli interessi e all’aggio.
- Chiusura agevolata delle liti pendenti. Le norme farraginose che regolano il Fisco danno vita a contenziosi che intasano la macchina della Giustizia e generano costi molto alti per lo Stato (spesso più alti delle cifre sulla bilancia). Il nuovo provvedimento attiva diversi strumenti che seguono la filosofia “sporchi, maledetti e subito”: basterà pagare un forfait (es. il 40% in caso l’amministrazione finanziaria risulti soccombente in primo grado, 15% se il contribuente vince in secondo grado). Volete rinunciare alla lite con il Fisco? Basta versare il 90% e tornate a dormire sonni tranquilli, senza passare dal “via” (ma prima di scegliere questa strada, fatevi sempre consigliare da un bravo avvocato esperto in tematiche tributarie).
2- Spazio al contante
Si ritorna al “cash”: dal 1° gennaio 2023 il tetto per l’utilizzo del contante sale da 1.000 e 5.000 euro. Facilitazione degli scambi commerciali? Regalo all’evasione, come sostengono i detrattori? Sicuramente un punto su cui fare riflessioni più approfondite. Dopo le tante polemiche (anche da parte di Bruxelles) resta invece invariata l’obbligatorietà del POS: gli esercenti che rifiutano i pagamenti “con la carta”, anche per piccole somme, saranno comunque soggetti a sanzioni. Tuttavia, si legge sul sito del MEF che verrà istituito “un tavolo permanente tra le categorie interessate per valutare soluzioni per mitigare l’incidenza dei costi delle transazioni elettroniche tra 0 e 30 euro per gli esercenti con fatturato fino a 400mila euro. Qualora non si raggiunga un’intesa sarà previsto un contributo straordinario a carico delle banche pari al 50% degli utili derivanti dalle commissioni e dalle transazioni fino a 30 euro.” Tradotto: usate il POS, faremo in modo che le stesse banche assorbano parte delle commissioni.
3- Flat tax fino a 85 mila euro
I lavoratori autonomi beneficeranno di una flat tax fino a un tetto di 85 mila euro annuali, anziché gli attuali 65.000 (a meno che il contribuente superi i 100 mila euro di ricavi o compensi nel corso dell’anno). Per redditi fino a 40.000 euro viene introdotta una flat tax incrementale del 15% con una franchigia del 5%.
4- Le cryptovalute non sono moneta estera!
Finalmente si inizia a fare luce su un concetto che sembrava impossibile da far passare: Bitcoin &Co. NON sono valute estere, quindi trattarle da tali è sbagliato in partenza. Eppure questo è stato l’approccio adottato finora da Agenzia delle Entrate, che nelle dichiarazioni dei redditi devono essere inserite nel quadro RW e le cui conversioni sono assoggettate all’imposta del 26% (come appunto le valute estere).
Il nuovo governo apre al cambiamento e introduce una nuova voce di “redditi diversi” derivanti da cripto-attività, su cui viene applicata un’imposta sostitutiva del 14%. Inoltre, permette ai possessori di cripto non dichiarate di regolarizzare la propria posizione, anche se con una sanzione del 3,5% sul valore dell’attività calcolato su base annuale. Insomma, è un inizio.
Il nostro giudizio: siamo cautamente ottimisti su questa manovra, e lo scriviamo al di là di qualunque considerazione politica. In alcuni punti sembra infatti recepire il disagio che i contribuenti provano nella tormentata relazione con il Fisco. Ma comprendere non basta: occorre poi trovare soluzioni realmente attuabili. Le risoluzioni che emergono da questi punti sembrano più dettate dall’esasperazione che da una vera strategia. Questo ci fa pensare. Molto. Anche perché “tregua” non significa “pace”. E noi, questa differenza, ce l’abbiamo ben chiara.