tassa sulla casa

Imposta unica sugli immobili: nuovi tributi vecchi costi

È sempre più difficile raccapezzarsi in mezzo agli aggiornamenti quotidiani sulla Legge di Bilancio 2019 tutt’ora in discussione fra Camera e Senato: si fanno strada le prime certezze, come lo stralcio delle cartelle fino a 1000 euro, ma restano alcune questioni spinose, soprattutto in merito alle imposte sugli immobili.

Una delle ultime novità riguarda una possibile tassa unica sulla casa, argomento da sempre al centro di grande confusione, da quando con l’abolizione dell’Imu sulla prima casa nel 2014 è cominciata l’era delle aliquote variabili, ritoccabili da ogni Comune. Nelle prime ipotesi del decreto si era fatto strada il condono anche per le imposte locali sugli immobili, all’interno di un emendamento presentato dalla Lega, ma poi sparito dall’ultima versione votata al Senato.

Ad annunciarlo il sottosegretario all’Economia, Massimo Bitonci, che ha specificato come la sanatoria dei tributi sugli immobili non ha avuto parere positivo da parte della Ragioneria di Stato.  Quindi nulla di fatto per il condono delle cartelle relative a importi Tasi e Imu, e niente estensione della Rottamazione Ter ai tributi comunali.

Attualmente le imposte comunali principali relative agli immobili sono due, Imu e Tasi. Le quote Imu (con esclusione per la prima casa) spettano solo ai proprietari di seconde case siano esse immobili in affitto conto terzi, come abitazioni, negozi, capannoni, o ancora uffici, e il saldo per il 2018 va a scadenza il prossimo 17 dicembre.

Secondo le disposizioni di legge sono tenuti al versamento di Tasi e Imu anche i proprietari di abitazioni concesse in uso a titolo gratuito, con la sola eccezione delle case possedute da genitori in cui vivono i figli. In questi casi l’imposta ha un valore dimezzato del 50%. La Tasi invece prevede anche una piccola quota in conto agli inquilini che siano residenti per più di 6 mesi all’anno.

In questo panorama piuttosto ingarbugliato si inserisce dunque tassa unica sulla casa, già ribattezzata la nuova Imu 2019, che per ora è solo una proposta: sono stati presentati due emendamenti per l’accorpamento di Tasi e Imu in un’unica imposta.

L’unificazione delle due imposte sugli immobili dovrebbe servire a semplificare la situazione che ad oggi prevede più di 200mila aliquote diverse per i tributi locali, spesso soggette a modifiche anche in corso d’opera, col risultato di creare disagi ai contribuenti, extra lavoro per gli uffici tributi degli enti pubblici e talvolta cartelle pazze, come accaduto lo scorso anno in alcuni comuni Italiani.

A dicembre 2017, molti contribuenti si sono, infatti, visti recapitare cartelle esattoriali relative ad importi IMU 2012 non versati, notificate in fretta e furia, quindi con meno controlli, per l’incombenza della scadenza per l’invio degli accertamenti, fissata allo scadere dei 5 anni solari utili per sanzionare i contribuenti morosi, ovvero entro fine dicembre 2017.

In molti comuni Italiani questo ha significato code agli sportelli degli Uffici Tributi per chiedere conto di tali cartelle, e tempo dei contribuenti che hanno dovuto dimostrare di aver pagato, anche se erano perfettamente in regola con i versamenti.

Il consiglio degli esperti è di continuare a monitorare le notizie relative agli sviluppi futuri della Legge di Bilancio e di chiedere il parere di un esperto tributarista per accertarsi di cosa sia o meno dovuto, e per valutare eventuali impugnazioni di cartelle esattoriali relative a imposte sugli immobili degli anni passati magari non più dovute.