Gli Indici Sintetici di Affidabilità fiscale sono stati presentati dall’Erario come il superamento degli Studi di Settore, spesso vituperati dai liberi professionisti e al centro di feroci critiche fin dalla loro istituzione nel 1993.
All’origine delle critiche una considerazione piuttosto basilare: agendo per generalizzazione e considerando un solo anno di imposta, gli studi di settore non tenevano in conto determinate influenze, per esempio la territorialità, cioè dove si trova un’attività, o il contesto socioeconomico, come nel caso di periodi economicamente molto negativi.
Le analisi statistiche degli Studi di Settore dovevano servire a fare una stima, suddivisa appunto per settore, dei possibili ricavi relativi ad una certa attività economica, in modo da controllare la congruità di quanto dichiarato dal singolo contribuente in fase di dichiarazione dei redditi rispetto al proprio settore ed eventualmente inviare un accertamento.
Benché in oltre vent’anni di utilizzo gli studi di settore abbiano subito varie modifiche e miglioramenti, ciò che non è cambiato è l’impatto nei confronti dei contribuenti, che hanno sempre lamentato l’inapplicabilità delle risultanze emerse dalle stime dell’Erario, che dovevano servire da standard di riferimento e orientare i giudizi sulla congruità delle dichiarazioni dei redditi, ma considerate punitive e non veritiere.
Nascono gli ISA, ovvero Indici Sintetici di Affidabilità Fiscale
La nuova soluzione messa a punto dall’Erario prevede, oggi, gli Indici Sintetici di Affidabilità fiscale, che sono sempre indici statistico economici e che mirano a definire il livello di affidabilità e compliance di imprese e professionisti assegnando un voto da 1 a 10, necessaria per accedere ad una serie di benefici fiscali.
Più alto è il voto maggiore sarà la compliance, più basso sarà il voto, invece, maggiori saranno le anomalie dell’impresa o del professionista che potrà essere segnalato all’Erario. Ma come sono stati definiti questi indici? A tal proposito la platea degli esperti in diritto tributario comincia a sollevare questioni relative alla natura di questi indici, che di fatto sono già operativi in barba al tanto famigerato GDPR.
La genesi di questi indici ha, infatti, sollevato non poche polemiche, in special modo relative al loro utilizzo. Tutti pronti a indignarsi quando i nostri dati vengono raccolti da operatori telefonici al fine di profilarci e farci una proposta economica, mentre in relazione a questi indici, di cui nessuno conosce la genesi e la modalità di funzionamento, tutto tace? Per quanto è dato sapere, infatti, la raccolta dei dati sarà a tappeto e prevede anche un dialogo costante fra il Fisco e gli altri enti interessati come banche, sostituti d’imposta ecc.
Come funzionano gli ISA
Il funzionamento sembra assimilabile ai voti dati a scuola. Ma può avere senso un sistema a punteggio o voti parlando di fiscalità? Alcuni esperti tributaristi parlano della zona più opaca dell’Amministrazione dello Stato, che con il Fisco e molti dei suoi strumenti si insinua pericolosamente nel perimetro delle libertà individuali. In questo caso la libertà patrimoniale.
Quale la pietra dello scandalo? L’impossibilità a priori di dimostrare di essere nel giusto, per esempio con autodichiarazioni e anzi la necessità di dimostrarsi innocente in caso di accertamento, con l’onere della prova a carico del contribuente.
<L’unica cosa che il contribuente può fare è difendersi in caso subisca un accertamento, ma anche in questo caso dovrà dimostrare di essere nel giusto. È come se ribaltassimo il principio di innocenza e prendessimo per buona la presunzione di colpevolezza> spiega a chiare lettere il nostro Mauro Longo, avvocato esperto in diritto tributario.
<Se nel XX secolo la libertà a cui tutti facevano riferimento era quella personale, oggi nel XXI secolo abbiamo fatto un passo oltre, e la libertà che dobbiamo difendere è quella patrimoniale, che in qualche modo ci definisce. Se questa libertà viene violata siamo tutti in pericolo>.
Questi indici sembrano, infatti, portati a generalizzare per ogni categoria, ma sappiamo bene che le generalizzazioni spesso non funzionano. Le variabili possono essere infinite: periodi di non lavoro o di malattia per esempio, la città o il distretto economico in cui si inserisce l’attività, le congiunture economiche.
Tali aspetti anche nel caso degli Indici di Affidabilità Fiscale non vengono presi in considerazione, con il risultato di punire i contribuenti. Ma veniamo al punteggio o voto ottenuto con gli ISA, in base al quale il contribuente potrà ottenere sgravi fiscali.
Un sistema di premialità a tre scaglioni
Al momento sono previsti tre scaglioni o livelli. Chi prenderà un punteggio fra 9 e 10 potrà godere dei benefici previsti dal primo livello di premialità. Chi si assesta sul punteggio 8.5 godrà di altri benefici, così come chi otterrà voto 8. Al di sotto dell’8 ma entro il 6 si situa la classe di chi godrà della neutralità fiscale: nessun beneficio ma anche la quasi certezza di non finire nel mirino dei controlli.
Ogni contribuente potrà preventivamente conoscere il proprio grado di affidabilità fiscale, e accedere al sistema premiale, che consisterà in alcuni sgravi burocratici e fiscali. Al di sotto della sufficienza, ovvero con voto inferiore a 6, si apre invece la zona rossa. Controlli dell’Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza per far emergere l’evasione e il nero, oltre alle incongruenze fra quanto dichiarato e quanto effettivamente ricavato.
Va ricordato che i contribuenti con voto inferiore a 6 potranno chiedere una revisione del voto ottenuto, per esempio con dichiarazioni aggiuntive di nuovi ricavi o compensi non ancora annotati nella propria contabilità.
Avete dubbi in merito agli strumenti che l’Erario ha messo a punto per controllare la vostra fiscalità? O Avete paura di aver commesso qualche errore o siete alle prese con qualche cartella esattoriale? Contattateci, la valutazione della vostra posizione è sempre gratuita e senza impegno.